mercoledì 4 novembre 2015

LA RADIO PER LA SOLIDARIETÁ ED IN SITUAZIONI DI EMERGENZA , Firenze 4 Novembre 1966

CARLO I1CLC, CAPOMAGLIA NELLE PRIME ORE
 di Carlo Luigi  Ciapetti I5CLC

Quando si parla di “radioamatori” il pubblico recepisce questo termine come vago ed onnicomprensivo: un tizio che ascolta le radio di tutto il mondo, oppure che usa la radio per chiacchierare con gli amici…Niente di più inesatto:Wikipedia, enciclopedia on-line divenuta ormai il mezzo più accessibile per la ricerca di definizioni e lemmi, dà invece questa definizione “Il radioamatore, in gergo OM (acronimo dall'inglese Old Man) o HAM, è uno sperimentatore, senza finalità di lucro, del mezzo radio e delle radiocomunicazioni, intese nella più ampia accezione del termine”. Aggiunge anche che il radioamatore, per poter operare, deve esserne autorizzato dal Ministero delle Comunicazioni che, dopo avere superato un esame scritto, gli rilascerà una “patente” e successivamente una “autorizzazione“ ad installare ed esercire una propria stazione ricetrasmittente, che potrà assemblare con apparecchi di commercio oppure da lui stesso costruiti,
nonché un “nominativo” in base al quale verrà identificata in tutto il mondo ed in maniera univoca. Per fare un esempio, il mio nominativo è “I5CLC”, suddiviso nella parte di “prefisso”, “I” indica l’Italia ed il numero “5 indica la Toscana, e di suffisso, “CLC” corrisponde alle mie iniziali: al tempo in cui lo chiesi ciò era ancora possibile. I radioamatori possono operare su porzioni ben precise dello spettro elettromagnetico, dette “bande”, secondo il Piano Internazionale delle frequenze stabilito dall'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU): alcune bande permettono comunicazioni intercontinentali, altre permettono solo comunicazioni locali o nazionali. Ma oltre alle comunicazioni dirette per onda di terra e quelle via ionosfera, troposfera, ripetitori, ecc., i radioamatori comunicano anche attraverso l'utilizzo di satelliti artificiali oppure facendo rimbalzare il segnale radio sulla superficie della Luna. Per poter trasmettere sulle frequenze radioamatoriali, è necessario un apparato radio adeguato, collegato ad un'antenna opportunamente realizzata in base alla frequenza utilizzata: ce ne sono di molti tipi, dalle più semplici alle più complesse, con caratteristiche direttive oppure omnidirezionali, che pure possono essere acquistate oppure autocostruite. La realizzazione delle apparecchiature riceventi e trasmittenti, delle antenne, delle linee di connessione di queste con le apparecchiature, dei dispositivi accessori di ogni tipo  dal semplice ed antico tasto telegrafico, ancora ricco di fascino, ai complessi insiemi di hardware e software  nonché la conoscenza delle proprietà della troposfera e della ionosfera, che costituiscono le “vie del cielo” sulle quali viaggiano i segnali radioelettrici, sono il vero impegno del radioamatore – solo marginalmente interessato alle conversazioni che gli saranno possibili con colleghi di ogni parte del mondo e che gli confermate con delle cartoline che vengono chiamate “QSL”, termine derivato dall’antico linguaggio telegrafico  rappresentando il banco di prova della sua abilità e della sua competenza. I problemi connessi all’assemblaggio di una stazione radioamatoriale sono infatti molti ed assai complessi, richiedendo la conoscenza di nozioni matematiche e fisiche nonché la maturazione di una esperienza tecnica che, nella maggior parte dei casi, fa del radioamatore un autodidatta: il radioamatore risolve infatti questi problemi con la conoscenza delle leggi fisiche che li regolano, mettendo in ciò una passione ed un entusiasmo che prescindono tanto dal suo grado di cultura, quanto dalla sua esperienza lavorativa o professionale. Il radioamatore può quindi essere definito a pieno titolo come un “ricercatore volontario” la cui capacità tecnica ed operativa cresce con l’esperienza che matura, giorno dopo giorno, nel procedere del suo cammino di sperimentazione, portandolo spesso ad effettuare scoperte   anche importanti per l’intero contesto delle radiocomunicazioni   e portandolo anche a saper intervenire personalmente e singolarmente in tutte quelle circostanze in cui emergenze impreviste abbiano reso inusabili i circuiti primari di comunicazione. 
E proprio nel 1966 ci fu anche per me   che avevo allora 28 anni  la prova del fuoco, quella di tutti i radioamatori che spontaneamente e volontariamente, senza che nessuno glielo chieda, intervengono nei casi di emergenza.
GIACOMO I1CNG, MAURO I1MEC E MARIO I1ROD AI VIGILI DEL FUOCO
 Nelle prime ore della notte del 4 Novembre, l’Arno aveva invaso Firenze, allagandola a macchia d’olio: in poco tempo non ci furono più comunicazioni né all’interno della città né col resto d’Italia né col mondo, in quanto l’alluvione l’aveva privata non solo dell’energia elettrica derivante dalla rete primaria di distribuzione ma anche di quella derivante dai generatori di emergenza, risorse suppletive che le istituzioni nella impossibilità di prevedere un evento di tal genere   avevano fatto realizzare nelle loro cantine. Avuta la notizia da un amico che abitava in centro, poco prima che anche i telefoni smettessero di funzionare, approfittando del fatto che la mia abitazione era in collina e che l’energia elettrica non era cessata, mi misi subito alla radio e detti al mondo la notizia dell’evento, approfittando del fatto che quella notte la propagazione ionosferica era eccellente. Cercai anche di sapere cosa stava avvenendo e così alle 4,00 mi collegai con un altro radioamatore   Orlando Lazzerini I1LAO, da poco scomparso che, insieme al Sindaco di Scandicci, stava utilizzando una sua ricetrasmittente a transistor autocostruita (si pensi che l’elettronica industriale aveva solo da poco iniziato ad usare i transistor) in riva al torrente Greve, che stava pure straripando, e via via con altri radioamatori, dislocati in paesi e città lungo il cammino discendente dell’Arno: la situazione era letteralmente tragica. Intanto una gran quantità di radioamatori mi chiamava dall’Europa e dall’America per avere maggiori dettagli mentre tanti altri mi chiamavano dall’Italia, offrendosi di dare il loro aiuto: fu così che potei costituire quella “Rete Primaria di Emergenza per l'Alluvione” - della quale mi inventai il compito di "capomaglia"   che nelle prime ore della mattina era giunta a poter contare sull’opera di oltre 200 radioamatori che, disciplinatissimi, collaboravano nella ricezione e nell’inoltro di messaggi.
All’inizio questi messaggi provenivano prevalentemente da privati che si erano rivolti a radioamatori amici per avere informazioni su loro congiunti residenti nell’area alluvionata, ma a poco a poco cominciarono anche a provenire dalle istituzioni che, informate da radioamatori locali dell’esistenza di questa rete di emergenza, affidavano loro messaggi da inoltrare alle loro sedi distaccate oppure ai loro comandi territoriali e centrali.

E a casa mia cominciarono ad arrivare staffette che portavano quelli delle istituzioni fiorentine.Fu così che nel primo pomeriggio di quello stesso giorno venni “precettato” ! Fu l’amico Enzo Scola   anche lui da poco scomparso, era a quell'epoca dirigente della Questura a venire a trovarmi ed a chiedermi di organizzare una serie di stazioni radioamatoriali presso le diverse sedi delle autorità pubbliche e dei centri di soccorso, non più in grado di comunicare fra loro con le risorse consuete.
Passai quindi il controllo di questa rete ed il ruolo di "capomaglia" ad un altro radioamatore  Luciano Orsettigh I1ORS, che oltretutto si trovava in ottima posizione anche verso il Nord e che aveva una stazione ottimamente attrezzata   e mi trasferii in Questura dove provvidi a costituire la “Rete Locale di Emergenza” di Firenze.



Mi si pose però la necessità di organizzare al meglio questa rete nelle sue innumerevoli postazioni (Comune, Provincia, Prefettura, Misericordia, RAI, Vigili del Fuoco, Campo Elicotteri, Centro Raccolta Sfollati, ecc.), divenuta assolutamente indispensabile per i soccorsi alla popolazione, e fu grazie ai mezzi anfibi  che con un messaggio avevamo fatto confluire da Livorno   che potei muovere da una postazione all’altra, rendendo omogeneo l’insieme operativo. Il ricordo di quel giorno e di quelli che seguirono è tuttora vivissimo nella mia memoria, insieme alle immagini di tutti quelli che vissero quella indimenticabile esperienza  come Mario Rosi I1ROD, Umberto Rava I1ZIZ, gli allora giovanissimi appassionati Roberto Ruisi e Dante Calviani (che sarebbero poi diventati I1RUI e IK5ASN), Piero Moroni I1TDJ, Giorgio Camprincoli I1TFF, Mario Cipriani I1HM, Sandro Saccardi I1ZJU e tanti altri. La notte la passavamo in Questura oppure nell’abbaino della sede RAI, allora in pieno centro, dove potevamo contare sull’aiuto di Avaldino Innocenti I1CAO che ci assicurava il suo supporto tecnico qualificato e ci faceva pervenire gli ottimi panini imbottiti che giungevano dalla sede RAI di Bologna…In quell'occasione si rivelarono in tutta la loro utilità le frequenze più elevate allora accessibili, ossia quelle dette delle “VHF” (Very High Frequency). Un'affermazione prestigiosa dell’abilità e della competenza radioamatoriale la dette il bravissimo Valerio Anglani I1AVB: con il suo ricetrasmettitore autocostruito da 1 Watt - montato in mobile nella sua Fiat Osca 1600 Coupé sul cui tetto aveva installato una antenna Halo omnidirezionale, autocostruita anch’essa  potevamo mantenere ottimi collegamenti con la stazione installata in Questura anche da zone periferiche che normalmente non era loro possibile collegare con le apparecchiature in dotazione.Fu anche da questa esperienza che nacquero l’idea e la consapevolezza realizzativa di quella che sarebbe poi stata “Teletoscana”, la prima televisione libera via etere, alle cui trasmissioni demmo l’avvio nel 1973. Ho conservato intatta la stazione radio che usai nell’emergenza dell’Alluvione, pronta ad essere ceduta per una conveniente sistemazione museale, ed ho anche raccolto la memoria di quei giorni nel mio sito Internet insieme alla documentazione fotografica che ne trassi, servita nel 2006 per la Mostra dei 40 anni dall’Alluvione organizzata dal Consiglio Regionale della Toscana. In questa occasione Susanna Agostini, Presidente della Commissione Politiche Sociali del Comune di Firenze, ricordò il ruolo che ebbero i radioamatori, in questa emergenza come in altre analoghe, enfatizzando la loro utilità sociale. In un mondo sempre più grande e complesso, al cospetto di sistemi per la gestione delle emergenze di dimensioni spesso gigantesche, sembra impossibile concepire come la passione di pochi radioamatori possa generare degli interventi - specie nei casi estremi, quando nulla funziona più   in grado di risolvere le crisi peggiori e di far superare nella maniera meno disastrosa possibile le difficoltà ed le sofferenze di tanti, in attesa che tutto possa tornare a funzionare a vantaggio di tutti. E’ uno dei miracoli della radio, uno dei tanti che sono stati generati dal suo mondo prodigioso che da una parte è riuscito a diventare “antico” in solo 100 anni – come dimostra il suo incredibile cammino di evoluzione tecnica e di design, ben visibile nella splendida mostra qui allestita dall ‘AIRE (Associazione Italiana per la Radio d’Epoca) – e dall’altra ha prodotto l’inestinguibile interesse degli appassionati radioascoltatori   “BCL”, dall’espressione inglese “BroadCast Listeners”  che in Italia si raccolgono principalmente nell’eccellente organizzazione dell’AIR (Associazione Italiana Radioascolto), oltre a quello di una grande ed evoluta quantità di radioamatori, che in Italia si raccolgono principalmente nella ARI (Associazione Radioamatori Italiani): fondata nel 1927, è una delle prima sorte nel mondo. Va comunque osservato che la radio non è solo un mezzo primario di soccorso nelle emergenze: potente e facilmente accessibile mezzo d’informazione, essa è stata ai suoi esordi   ricordo ancora la mia infanzia, con la galena cui faceva da antenna la rete del letto, un magico contributo alla crescita di un mondo ancora pervaso dall’analfabetismo; è stata (e purtroppo seguita ad essere…) un “fiore di libertà”, permettendo alle popolazioni afflitte da dittature di restare in contatto con il precluso resto del mondo. Appaiono quindi del tutto legittimi ed apprezzabili sia l’interesse riconosciuto a queste categorie da un organismo internazionale come l’UNESCO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, sia la partecipazione della RAI, con un entusiasmo che l’ha sempre contraddistinta in questo settore.

Foto di Carlo Luigi  Ciapetti I5CLC

 http://www.ciapetti.it/i5clc/alluvione/fotografie.htm 

Ricordi dell'alluvione del '66 di Carlo Ciapetti "I5CLC"
https://www.youtube.com/watch?v=GgYIfoPXo08





Radioamatori Fiorentini a Porta a Porta. (02 Novembre 2016)

A 50 anni dalla tragica alluvione di Firenze del 4 novembre 1966, che costò la vita a 35 persone e provocò ingenti danni al patrimonio culturale e artistico della città.
Questa la testimonianza rilasciata dal radioamatore "I5CLC" Carlo Luigi Ciapetti di Firenze.





Nel 2012 l'UNESCO proclamò il 13 Febbraio di ogni anno come "Giornata Mondiale della Radiofonia".  


 Nella foto un momento della celebrazione nella Sede RAI di Firenze era il 29 maggio 2012.(con la sponsorizzazione della Sede Regionale RAI della Toscana e con la collaborazione della AIRE Associazione Italiana Radio d’Epoca) , si era svolto una serie di iniziative patrocinate dalla Provincia di Firenze e del Comune di Firenze.
Fra questi, una era stata dedicato a "La Radio per la solidarietà e in situazioni di emergenza" (il link è http://www.base.it/ventus/materiali/120529_RAI.pdf )  

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono aperti a tutti e sono soggetti insindacabilmente a moderazione.
NON SARANNO PUBBLICATI COMMENTI SE PRIVI DI NOME E COGNOME ED EMAIL.
IL SOLO NOMINATIVO RADIOAMATORIALE NON SOSTITUISCE IL NOME E COGNOME RICHIESTO.
Grazie.

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.